A Londra oggi il tempo si è fermato: fuori dal teatro piove a dirotto e non si vede un raggio di sole da giorni, ma nello studio di posa l’atmosfera è illuminata a giorno. Si percepisce quell’elettricità statica tipica del debutto, si vede la frenesia delle prove, mentre le maestranze si aggirano nervosamente per mettere a punto gli ultimi ritocchi. Di tanto in tanto il silenzio quasi sacro in platea viene interrotto da qualche ordine gridato dal palco. L’unico agente estraneo a questo meccanismo ben collaudato è un clic, quasi impercettibile, della macchinetta fotografica. Alcuni concorrenti del talent ‘Master of Photography’ si aggirano per la scena catturando la magia dello spettacolo prima dell’arrivo del pubblico. Il materiale girato verrà raccolto e mandato in onda durante la quinta puntata dello show. La genesi di uno scatto è quasi ipnotica, quasi ci fossero tante lucciole che si fanno strada al buio per trovare la via. Sono loro, i concorrenti, a catalizzare tutta l’attenzione della macchina da presa che li segue come un’ombra. In un attimo si distendono sulle assi del pavimento e in quello dopo già si sono volatilizzati dietro ad un paio di ballerine che provano i passi. Ne scorgo uno da lontano solo perché indossa la t-shirt di Captain America e quello scudo sul petto non passa inosservato. In pochi attimi sparisce, affascinato da quello che sembra un “grillo parlante”, l’assistente di studio che detta i tempi delle prove. Ad un tratto la sala viene travolta dal fumo, ma si sentono i fruscii dei tutù mentre gli acrobati si lanciano in scena dall’alto e un clown dal ciuffo fuxia spunta tra le poltrone inciampando vistosamente qua e là. Passano i secondi, i minuti, le ore: la fatica degli artisti che il pubblico del teatro non conoscerà mai è tutta lì, in quelle fotografie che si preparano a raccontarla e, quindi, a renderla immortale.
I viaggi più insospettabili sono a portata di click e i maggiori capolavori realizzati dall’umanità vengono racchiusi da qualche tempo in un palinsesto variegato e accattivante sul canale Sky Arte HD (120 e 400 di Sky). Ecco perché Mille Canali è volato a Londra per seguire da vicino una delle tappe del talent ‘Master of Photography’, in onda dal 21 luglio e condotto da Isabella Rossellini, un format in cui innovazione e tradizione si sposano in un progetto ambizioso che premia il talento (con 150 mila euro) e valorizza le risorse culturali del Vecchio Continente (12 i concorrenti delle 8 puntate, provenienti da tutta l’Europa). Di questa produzione, che vanta giudici del calibro di Oliviero Toscani, Rut Blees Luxemburg e Simon Frederick e delle altre novità in arrivo su Sky Arte HD ci parla il direttore di rete Roberto Pisoni.
Qual è la linea editoriale di Sky Arte?
Sky Arte cerca di raccontare “storie” sul mondo dell’arte e sui suoi processi in modo contemporaneo, con una grande qualità visiva e un linguaggio possibilmente innovativo, allergico a ogni approccio didascalico. Per questo è un canale culturale trasversale sia nei contenuti – contempla pittura, scultura, letteratura, musica, teatro, danza, fotografia, architettura, design, cinema, fumetti – che nelle durate e nei format. Ogni mese tentiamo di costruire un palinsesto eclettico e scegliere “narratori” che sappiamo condividere la passione per l’arte e per la cultura. Nelle produzioni originali, uno dei punti di forza nella costruzione del brand del canale, rivolgiamo un’attenzione particolare al passato e al presente della cultura nazionale.
A chi si rivolge?
Il canale vorrebbe essere il punto di riferimento per le comunità di appassionati ma soprattutto un terreno di scoperta per i semplici curiosi. La varietà e la ricchezza del palinsesto, lo stile e il punto di vista delle nostre produzioni hanno l’ambizione di allargare il pubblico potenziale di un canale culturale tradizionale. Il pubblico che ci guarda è in leggera maggioranza maschile (51%), età 35-54, di classe sociale, economica e culturale medio-alta. Siamo dieci anni “più giovani” rispetto agli altri canali culturali europei e abbiamo ottimi riscontri anche tra i ventenni soprattutto per i programmi d’arte e per i rockumentaries.
Quali sono i risultati del 2015 di cui è maggiormente orgoglioso?
Il nostro terzo anno di vita è stato un anno di grande crescita, Sky Arte viene ormai considerato il canale di riferimento per molti dei suoi contenuti elettivi. Sono particolarmente orgoglioso delle nostre produzioni originali, che sono i programmi di maggiore successo del palinsesto: dalla serie “Sette Meraviglie”, sul patrimonio Unesco italiano, ai documentari “Pasolini – Maestro corsaro” che ha vinto un Nastro d’Argento e “Swinging Roma”, presentato con successo al Festival di Roma, dalla serie “Muse inquietanti” condotta da Carlo Lucarelli, di cui abbiamo già commissionato la terza stagione, alla prima produzione della Hub internazionale: “Operazione Caravaggio”, coronata con la restituzione della “Natività” del Caravaggio all’Oratorio di San Lorenzo di Palermo – opera rubata e mai più ritrovata – alla presenza del presidente della repubblica Sergio Mattarella.
Come si colloca la produzione di Master of Photography nella filosofia del canale?
“Master of Photography” è il coronamento di un lungo percorso che Sky Arte ha intrapreso nella valorizzazione della fotografia, un soggetto pressoché scomparso dalla televisione italiana, con l’acquisizione di documentari internazionali sui grandi fotografi – Robert Capa, Bert Stern, Annie Leibovitz, Gregory Crewdson fino al “caso” Vivian Maier – e la produzione di due serie: “Contact” (10 episodi sui maestri della leggendaria agenzia Magnum) e “Fotografi” (24 episodi dedicati alla fotografia italiana). “Master of Photography” è un esperimento complesso e ambizioso: si tratta del primo contest televisivo europeo sulla fotografia, girato completamente in inglese da una hub produttiva italiana per i tre canali Sky Arte europei, con un premio ragguardevole. Abbiamo cercato di innestare i meccanismi di un format televisivo, il talent show, su un soggetto popolare, visto che scattare fotografie è diventata una delle nostre attività quotidiane, ma di difficile traduzione televisiva. Abbiamo voluto ibridare la classica struttura del talent con il documentario e raccontare attraverso le varie prove cosa fa di un fotografo un bravo fotografo in contesti diversi, al di là della sua specializzazione.
Qualche numero sulla produzione?
I concorrenti, scelti da sei esperti europei, sono stati selezionati tra oltre 2000 candidature valide (su 5000 richieste). Nello studio di Roma abbiamo girato tre mesi, con 9 camere Sony A75 più due camere Leica SL 4K con ottiche Leica Summicron. Le esterne, con 12 camere Sony A75, sono state ambientate a Londra, Berlino, Irlanda, Saragozza, Monaco di Baviera, Milano, Stoccolma, Bucarest, Parigi e Atene. Abbiamo girato circa tre ore ad episodio per ciascun concorrente per i tasks e 4 ore di studio per ciascuna puntata. Sono state coinvolte circa 120 persone nei vari ruoli produttivi per l’intero periodo.
La tappa più delicata?
Berlino per il nightscape, con una notte fredda e deserta, e l’Irlanda per il landscape sono state quelle più complicate.
Cosa riserva il futuro?
Per il prossimo autunno è prevista una serie dal titolo provvisorio di “Italian Season”, 7 documentari su grandi artisti o luoghi iconici italiani e stiamo ultimando la terza stagione di “Sette Meraviglie”.
L’articolo è stato pubblicato sul mensile trade “Mille Canali”, numro 467, luglio 2016