Il festival di Dubai è un evento culturalmente forte che si propone di aiutare il cinema arabo (Abdulhamid Juma)
Per capire l’importanza e la potenzialità del Dubai International Film Festival (DIFF), giunto alla tredicesima edizione, bisogna guardarlo dalla giusta prospettiva nel mercato audiovisivo mondiale ma tenendo conto soprattutto di essere di fronte ad una realtà giovane, anche se attivissima.
L’evento nel cuore degli Emirati Arabi, patrocinato dallo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, si propone il duplice scopo di far conoscere il cinema arabo e di allargare i propri orizzonti attraverso la visione di prodotti provenienti da tutte le parti del mondo. Questo scambio è stato incoraggiato dal Dubai Film Market (DFM) lanciato dieci anni fa, che ha permesso ad alcune pellicole prodotte sul territorio di infrangere le barriere nazionali per essere fruite e acquistate da una parte all’altra del globo. In questa prima decade di operatività ha supportato oltre 300 cineasti e molti di loro si sono uniti per la prima volta in una realtà chiamata Arab Film Institute (AFI), un’associazione culturale non profit con lo scopo di promuovere la cinematografia araba e celebrarne gli sviluppi.
Il DFM nel 2015 ha accolto oltre 1800 partecipanti provenienti da 80 paesi diversi e nell’ultima edizione ha organizzato moltissime nuove iniziative, oltre al classici forum e stand degli espositori. La Cinetech è ad esempio una piattaforma digitale che facilita la visione dei prodotti ai buyers. Il DFC (Dubai Film Connection) è un mercato che nel 2016 ha permesso di presentare 13 progetti in corso di realizzazione, tra cinema e tv, provenienti da film maker arabi, mentre Work in Progress Screening ha permesso di visione i materiali attualmente in postproduzione. Per la prima volta è stato inoltre istituito il Dubai Investors Club come luogo d’incontro di investitori pronti a conoscere il panorama audiovisivo con un approfondimento concreto delle possibilità di sviluppo di vari progetti.
Il programma del DIFF, con 156 film provenienti da 55 paesi diversi, è diversificato e ben strutturato, con 57 premiere mondiali e internazionali e 44 lingue diverse, 18 gala e 16 presentazioni. Sono 62 le opere provenienti dalla penisola araba e dal nord Africa, con uno spettro di tipologie di storie davvero ampio, dalla commedia al dramma, passando per i biopic. Propone sezioni ad hoc per provenienza geografica (“Cinema of the world”), per modalità di fruizione (“The beach”), per target (“Cinema for children”), per medium (“DIFFerent Reality”, con pellicole realizzate con il processo di realtà virtuale) e ovviamente per tipologia (cortometraggi, lungometraggi etc.) con premiere mondiali ospitate nella sezione “Gala Screenings”, che raccoglie l’eccellenza del talento locale e mondiale. Tre riconoscimenti alla carriera sono stati attribuiti al compositore franco-libanese Gabriel Yared (Premio Oscar per ‘Il paziente inglese’), l’attrice cult del cinema Hindi Rekha e l’attore Samuel L. Jackson. Molte delle pellicole nominate agli Academy Awards 2017 sono state scelte per il programma del festival, al riprova dell’attenzione verso i prodotti di maggiore qualità del panorama mondiale.
Con masterclass, incontri e approfondimenti per addetti ai lavori o aperti al pubblico, la manifestazione ha abbracciato ogni aspetto dell’audiovisivo. Ha aperto con la premiere internazionale di ‘Miss Sloane’ con Jessica Chastain per proseguire durante gli eventi di gala con pellicole di grande impatto, come l’indiana ‘Befikre’ e la libanese ‘Solitaire’ (entrambe in anteprima mondiale) o come l’ultimo progetto di Ang Lee, ‘Billy Lynn’s Long Halftime Walk’. Dall’inglese ‘Their Finest’, presentato al festival dalla regista Lone Sherfig e dall’interprete Bill Nighy, sulla prima sceneggiatrice inglese durante la Seconda Guerra Mondiale al cartone ‘Rock Dog’ per arrivare al musical ormai cult ‘La la land’ con Ryan Gosling ed Emma Stone. A chiudere questa carrellate di storie l’anteprima di uno dei film più attesi dello scorso anno, ‘Rogue One: A Star Wars Story’. Anche il piccolo schermo ha avuto un ampio spazio, grazie alla collaborazione con la pay tv locale OSN, che ha ospitato un evento ‘Westworld’, con i due protagonisti Luke Hemsworth e Jeffrey Wright, una conversazione informale con Giuliana Rancic di E! e una masterclass con Andie MacDowell, che ‘Sesso, bugie e videotape’ e ‘Quattro matrimoni e un funerale’ hanno consacrato come una delle interpreti più brillanti della propria generazione.
Uno degli appuntamenti più attesi del DIFF resta il Global Gift Gala, speciale evento charity che promuove i diritti delle donne e dei bambini grazie a varie associazioni benefiche tra cui quella realizzata da Eva Longoria. Da Melanie Griffith ad Anastacia, il red carpet si è popolato di celebrity pronte a prestare la propria voce per aiutare gli ultimi. E così nella cornice incantata di una delle città più magiche degli Emirati Arabi una sola settimana, dal 7 al 14 dicembre scorso, ha ospitato non solo i migliori talenti dell’audiovisivo mondiale e i player più influenti del mercato, ma anche star disposte a condividere i propri privilegi. Il festival, ancora giovane, ha davvero un grande futuro davanti a sé.
A tu per tu con ABDULHAMID JUMA, Presidente del DIFF
Abdulhamid Juma, fondatore e oggi anche presidente del DIFF, è considerata la terza figura più influente nel panorama cinematografico arabo dal Good News Group. Fa parte del consiglio direttivo di Dubai Media Incorporated (DMI), l’organizzazione che gestisce la stampa a Dubai, oltre che del corpo docente dell’università del luogo. Dopo una laurea in economia e un master alla Harvard Business School, ha sempre operato nel ramo delle comunicazioni, come dimostra la carica, tra le altre, di direttore esecutivo di Dubai Media City.
Cosa offre di unico il DIFF nel panorama dei festival cinematografici?
Innanzitutto la cornice della città di Dubai, che è aperta a tutte le nazionalità. Vivono qui persone provenienti da oltre 200 paesi del mondo. E il festival sa trovare un equilibrio tra la location e la nazionalità dei film che offriamo. Il programma non è dominato da pellicole realizzate ad Hollywood perché comprende anche film provenienti dall’Africa, dall’Europa, dall’Asia e dall’Australia, in un panorama più variegato di quanto accada in altre manifestazioni simili. Inoltre il festival rappresenta una risorsa importante per il cinema arabo, ovviamente.
Quali sono gli obiettivi principali di questa edizione?
Ogni anno ha un tema e si offre di fornire una visione d’insieme del panorama audiovisivo. Il festival è un evento culturalmente forte che si propone di aiutare il cinema arabo, diventa una necessità cruciale per il panorama degli Emirati, si propone di portare qui le migliori pellicole estere per allargare il mercato e promuovere le attività di Dubai Studio City. L’edizione 2016 potremmo riassumerla nel tema “Sii pronto” (“Get ready”), vuol dire non solo cogliere il meglio del prodotto audiovisivo in circolazione, ma rafforzare il mercato e diversificarlo, raggiungere un numero maggiore di spettatori e sponsor, ripercorrendo la storia del cinema fin dai Lumiere. Si parte dall’esordio della narrativa filmica e si arriva ai prodotti contemporanei di maggior livello, al punto da aver scelto come film di chiusura Rogue One: A Star Wars Story. Abbiamo inoltre puntato sulla realtà virtuale, consapevoli che è la via maestra verso il futuro. Il nostro festival, quindi, va considerato come un autentico viaggio nel grande schermo.
Qual è la caratteristica migliore del Dubai Studio City?
Le strutture degli studi cinematografici e televisivi a Dubai vantano altissimi standard per estensione e per tipologia di servizi offerti alle produzioni. Molti artisti vivono già sul luogo, dove si svolge anche il processo post produttivo. Basti pensare anche alla facilità degli spostamenti, ad esempio con voli diretti per Londra in partenza ogni 20 minuti e per l’India ogni 15.
Quanto è importante l’Arab Film Institute?
Fin dalla nascita del DIFF ci siamo posti l’obiettivo di aiutare i film maker arabi attraverso un mercato e un solido meccanismo di produzione e distribuzione, tenendo presente che questo è un festival internazionale con un cuore arabo. L’Arab Film Institute è un’organizzazione indipendente perché realizzata dai film maker e rivolta ai film maker ma è fondamentale che venga presentata al DIFF, il posto giusto per iniziare il suo viaggio.
Perché il DIFF è così importante per gli artisti, gli investitori e i produttori?
Il DIFF offre un ventaglio di elementi forti e di grande appeal. Innanzitutto una visione chiara: sappiamo cosa vogliamo ed esistiamo per una ragione. In secondo luogo offre un supporto a varie attività culturali e sportive, ha l’appoggio delle istituzioni, della comunità e degli sponsor. Terzo: offre una superba capacità organizzativa. Quarto: tutti vogliono venire a Dubai. Quinto: offriamo un equilibrio perfetto tra il glamour del red carpet e la forza del mercato cinematografico dove avviene il cambiamento reale. Migliaia di persone al giorno frequentano il festival respirando aria di cinema e sprigionando un’energia palpabile.
Pensa che sia più facile così per i film e le serie tv degli Emirati Arabi essere prodotti ed esportati?
Scopriamo moltissimi talenti ogni anno attraverso proiezioni internazionali, ne scegliamo annualmente sei del cinema arabo, tra registi, attori, produttori etc. La cosa più importante è che conosciamo per nome molti film maker arabi, rispettiamo il loro lavoro e offriamo loro una piattaforma per la distribuzione anche attraverso il festival. Basti pensare che uno degli ultimi film realizzato negli Emirati è stato presentato a 47 festival. Siamo collegati ai maggiori eventi audiovisivi mondiali, come i Golden Globe per far vedere a Los Angeles i nostri film. Solo per fare un esempio, nella loro ultima edizione 21 nomination riguardano film che abbiamo presentato al festival.
Quali difficoltà si incontrano?
Tutti i film e i telefilm girati in una lingua che non sia l’inglese hanno problemi di distribuzione e quindi è naturale che i prodotti americani dominino il mondo. Il cinema degli Emirati Arabi è una realtà nuova, ha solo 25 anni di vita e nel 1991 i film prodotti qui erano solo 40, mentre solo quest’anno in 44 sono stati inviati al festival, di cui 13 in programma. Per quanto riguarda il panorama televisivo, funziona qui come nel resto dl mondo: la qualità dei prodotti è molto simile a quella cinematografica. Le nostre tv vogliono distribuire ma anche produrre e vengono ospitate nel mercato, anche se per il momento non hanno uno spazio preminente. Volendo quantificare, potrei dire che anche per i prossimi 5 anni il 70% dei prodotti presenti al DIFF saranno film.
Qual è il messaggio più importante che il DIFF vorrebbe mandare?
L’incontro di culture diverse con una mente aperta e tollerante. Siamo essere umani e ci sono storie che vogliamo raccontare, a prescindere dalla modalità con cui i media ci dipingono, non attraverso terze parti ma attraverso la voce di chi la vive, fuori dalla propria zona di comfort.
La prossima mossa?
Portiamo la cultura di tutti a tutti, magari tra i prossimi sponsor potrebbero
arrivare anche le Nazioni Unite! (Ride)
L’articolo è stato pubblicato sul mensile trade “Mille Canali”, numero 471, marzo 2017