Finalmente a CANNESERIES arriva un po’ di trasgressione. E non (solo) quella di celebrity che sul pink carpet usano le tende come vestiti e il parquet come giacca. Il titolo più intrigante presentato durante la manifestazione francese legata alla serialità viene dalla Spagna, proprio come i rapinatori de La casa di carta e i ragazzacci ricchi di Elite. Si chiama Instinto, è firmato StudioCanal e già pronto per essere distribuito da Amazon Prime Video in tutta l’America Latina.
Già il poster è tutto in programma: proclama che “Sex is art” e mette in primo piano lo sguardo macho di Mario Casas, che interpreta il tormentato Marco, un uomo desideroso di guarire i traumi con una dose di manette, frustate e altre pratiche sadomaso (tra le altre). Una sorta di Cinquanta sfumature in salsa iberica, anche se l’attore giura che qui c’è molto, molto altro oltre l’eros. Certo, è un po’ difficile ascoltarlo senza essere distratti da un dettaglio piuttosto prorompente della sua fisicità: i gemelli dei Minions, che spuntano dall’impeccabile completo color prugna. “Sono un fan”, dice a chi gli chiede spiegazione. Ma, si sa, a quelli come lui e mister Grey si perdona tutto.
Incontri del genere stuzzicano comunque l’appetito (oltre che la curiosità), meglio sedersi in uno degli angoli democratici di Cannes, dove non è necessario aprire un mutuo per mangiare, ossia le sedie blu gentilmente offerte dal comune sul lungomare.
Dopo il fallimentare tentativo di fare un selfie imitando le gambettine a sottiletta sfoggiate al mare sui social (in basso trovate la prova fotografica), spunta la baguette consolatoria al gusto di prosciutto e Philadelphia, fatta a pezzi e nascosta ad arte tra l’ombrello e la giacca per sfuggire ai controlli della security della sala Lumiere.
Il cielo è terso, le onde s’infrangono sulla sabbia e tutto sembra procedere per il verso giusto…
Almeno fino a quando un gabbiano arriva in picchiata e scippa – con abilità degna dello Snaso – il pranzo tra urla spaventate e sghignazzi divertiti della folla. C’è anche chi immortala il bottino del ladro, mentre lo stomaco continua a brontolare e i menù a più zeri dei ristoranti accanto all’Hotel Martinez ammaliano più delle Sirene di Omero. La forza di volontà, temprata dopo anni al Festival del cinema di Cannes, resiste strenuamente.
Ne è valsa la pena: il tappeto rosa serale, animato da musica pop e dance, diventa uno show a tutti gli effetti quando Mario Casas e soci iniziano a scatenarsi come se fossero in pista sulle note di Just a band di Huff/Puff. Digiunare – si fa per dire – non è stato mai tanto piacevole.
Il “karma dei festival” bilancia subito l’euforia con il dramma storico Beecham House, ambientato in India: il protagonista sembra Indiana Jones in versione attapirata e il racconto procede talmente per le lunghe che dopo un’ora di puntata hai dimenticato non solo il suo nome, ma anche il tuo.
Prima della visione, però, la burocrazia ci mette lo zampino: l’addetto alla security di turno, alto un metro e un KitKat e con la stessa aria minacciosa di Puffo Brontolone, decide di bloccare la coda della stampa per ragioni non del tutto chiare, vista l’affluenza non proprio oceanica. I colleghi gli fanno cenni che potrebbero voler dire di tutto, dalla password alfanumerica dell’account Netflix al nome del boulangerie dove avrebbero mangiato dopo le proiezioni, ma con la stessa serietà degli agenti dei servizi segreti affidati al Presidente degli Stati Uniti.
Stavolta neppure un piccolo “desolè”, solo un perentorio divieto, con tanto di transenna, a proseguire per la montèe de marches. “Lo fanno per il nostro bene”, commenta qualcuno in fila, “così ci alleniamo ai divieti del festival del cinema”. E in un attimo ci si sente tutti come le reclute dei marines durante l’addestramento.
In attesa della prossima puntata, ecco le precedenti avventure di CANNESERIES 2019: