A me invecchiare piace un sacco: finalmente alcune cose acquistano un senso, ho meno filtri e mi sento più saggia (Sandra Oh)
Ho incontrato Sandra Oh un paio di volte a Los Angeles sul set di Grey’s Anatomy prima di ritrovarmela, faccia a faccia, al festival della tv CANNESERIES, per la serie Killing Eve, disponibile su TIMVision (dall’8 aprile con la stagione 2). In gruppo è talmente concentrata a dire o fare la cosa giusta da alzare un muro con chi ha di fronte. Si sente la sua anima vibrare, ma non emerge mai del tutto. L’unico momento di libertà mi era capitato di scorgerlo con il collega del medical drama Kevin McKidd. Quella volta, nella finta corsia dell’ospedale di Seattle, l’intervista era con entrambi. Lei ha preso la sedia da regista con il proprio nome e l’ha rivolta in direzione dell’amico. Guardarlo negli occhi, concentrarsi solo su di lui, le permetteva una spigliatezza maggiore e probabilmente la rassicurava. L’ho capito dieci anni dopo sulla Croisette e non perché sia una veggente con un fuso orario settato su un’altra galassia, ma perché me l’ha detto lei.
Ci siamo messe in un angolo della stanza dell’hotel sulla Croisette, parlando fitto fitto, lontana dalle antenne sempre vigili delle agenti e delle addette stampa. Prima di salutarmi mi ha confessato un debole per Elena Ferrante e L’amica geniale e ho lasciato la suite. Mi sono seduta in corridoio, di fronte all’ascensore che avrebbe portato nella hall, per riguardare gli appunti e soprattutto verificare che il nuovo registratore avesse davvero funzionato, un rituale a metà tra scaramanzia e paranoia, capace di riportare l’adrenalina a livelli accettabili più della camomilla.
Dopo un paio di minuti ricompare Sandra Oh, di nuovo da sola. Si siede sul salottino accanto a me, immagino perché i tacchi alti iniziano a farsi sentire, e mi dice: “Sono proprio contenta di averti parlato. Mi riesce più facile farlo a tu per tu. In gruppo diventa tutto complicato, invece così riusciamo davvero a conoscerci meglio”.
Ecco, sono questi scorci di autenticità che regalano il senso di un incontro, più di tante dichiarazioni magari concordate a tavolino con chi cura l’immagine delle celeb.
L’ex interprete di Christina Yang non è solo un talento incredibile, ma anche una donna perfettamente imperfetta, con paure e timori con cui è facile entrare in sintonia. Seriously.
Eve descrive nei dettagli al marito come avrebbe potuto ucciderlo e farla franca. Non le sta un po’ stretto un personaggio così maniaco del controllo?
In realtà anch’io esercito un controllo totale, anche se votato alla totale libertà, e incanalo tutto il mio lato selvaggio sul set. Parliamoci chiaramente: sono una donna di mezza età e ormai so cosa mi fa star bene e cosa mollare. Le feste, per esempio, non mi divertono più come prima e per passare una bella serata non ho bisogno di scatenarmi in pista.
Dica la verità: non andrebbe mai a bere una birra con Eve…
Invece faremmo una bella coppia perché lei è abbastanza inglese da risultare autoironica e al tempo stesso abbastanza folle da andare al karaoke con il capo.
Molte sue coetanee preferiscono definirsi «mature» invece che «di mezza età».
A me invecchiare piace un sacco: finalmente alcune cose acquistano un senso, ho meno filtri e mi sento più saggia.
L’intervista integrale è stata pubblicata sul settimanale femminile “Vanity Fair”, numero 35 del 2018, e disponibile anche nella versione online del magazine, qui.