Vengo da una famiglia dove l’uguaglianza di genere s’impara con l’esempio (Justin Prentice)
“Stupratore”: una sola parola, a caratteri cubitali, occupa tutto l’armadietto. Quello spray blu è l’unico modo per inchiodare Bryce, il golden boy della serie Tredici (punta di diamante di Netflix tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher), alle sue responsabilità. Il ragazzo – ricco, attraente e viziato, ovviamente – è il bullo della scuola, co-capitano delle squadre di football e basket alla Liberty High. È uno dei destinatari delle audiocassette che la protagonista Hannah Baker ha indirizzato ai “responsabili” del suo suicidio”. L’attore che lo interpreta, il 24enne Justin Prentice, non potrebbe essere più disgustato dai comportamenti del suo alter ego. E al Festival della TV di Monte-Carlo spiega perché questo bullo per eccellenza offre invece al pubblico la lezione più autentica e dura. […]
Com’è cambiato dopo il bullismo subito?
Mi è capitato con i compagni di squadra a scuola, eravamo tutti maschi e ci relazionavamo a vicenda con molta fisicità. Ne ho parlato con i miei genitori che mi hanno detto di affrontare i bullo a qualunque costo, l’ho fatto e per fortuna ha funzionato. Quella violenza nel mio caso mi perseguitava anche fuori dal campo, mi seguiva ovunque, come capita ad esempio oggi alle vittime di cyber bullismo. Non ti senti sicuro da nessuna parte.
Si considera
femminista?
Vengo da una famiglia dove l’uguaglianza di genere s’impara con l’esempio
prima che con le parole. Tra i miei genitori c’è perfetta parità, portano gli
stessi soldi a casa, puliscono e cucinano entrambi e hanno un rapporto
estremamente bilanciato. Quindi sì, sono orgoglioso di essere femminista perché
credo nella parità di qualsiasi genere, razza e ideologia. La diversità ci
rende più forti. E infatti quello che ho cercato nella mia fidanzata (Annika
Pampel, ndr.) è proprio una voce potente, capace di farsi ascoltare.
Un’ultima curiosità: recitazione a parte, c’è qualcos’altro in cui se la cava alla grande e un campo in cui si considera una schiappa?
Non sono un tiratore eccellente, ma decente sì: amo il tiro con l’arco! Mentre con lo yo-yo invece sono negato, anche se ancora non ho capito a cosa potrebbe servirmi nella vita saperlo usare bene…
L’intervista integrale è stata pubblicata sul webmagazine del settimanale femminile “D” di Repubblica, qui, il 24 luglio 2018