Quando indosso l’armatura mi sento al posto giusto (Licia Troisi)
Nel suo kimono a fiori rosso vintage, Licia Troisi passa perfettamente inosservata in un diner americano dalle poltrone celesti. Succede solo a Lucca Comics and Games, la seconda manifestazione più grande al mondo dedicata al fumetto e alla cultura pop. Questa 38enne astrofisica ribattezzata “la regina del fantasy italiana”(ha il primato del maggior numero di copie vendute all’estero) dice di sentirsi veramente a casa solo qui: migliaia di persone attorno a lei sono travestite con mantelli da supereroi, indossano maschere e sfoggiano armi (finte) alte un paio di metri con disinvoltura sorprendente. La scrittrice romana non le considera scudi di protezione, ma un’esternazione della personalità, anche se per le strade della cittadina toscana c’è chi si porta dietro un letto per impersonare l’Esorcista. […]
Oggi si è presentata senza armatura… ha preferito un look informale?
In realtà è il contrario: quando indosso l’armatura mi sento al posto giusto, nei miei veri vestiti. In realtà è Clark Kent il cosplay di Superman: lui è un supereroe ma finge di essere un impiegato in giacca e cravatta.
In pratica è nata
nell’epoca sbagliata?
Non si tratta di un periodo storico, perché questi sono costumi di un Medioevo
tutto mio, immaginario. So solo di non aver mai indossato un costume a
Carnevale né aver vissuto il “periodo principessa” come molte bambine. Fosse
per me andrei in giro in stile steam punk ma Lucca è l’unico luogo dove puoi
essere te stessa. Per me non è una maschera, ma l’opposto: qui ognuno esprime
se stesso. E oggi io omaggio la mia passione per il Giappone: ho acquistato
online il kimono con tutti gli accessori originali vintage. Ho l’obi (cintura
tradizionale), l’haori (una sorta di giacca) e lo yukata (indumento di cotone
estivo), ma ciò di cui vado maggiormente fiera è proprio l’armatura in acciaio
brunito con un corpetto in stile “pelle di drago” che mi ha regalato un’amica,
Miriam Mosca.
Cuce tutto da sé,
come da tradizione?
Macché, non lo so fare, al limite mi cimento in qualche modifica per i
costumi di mia figlia. Il resto lo compro come la scarsella, la borsa di cuoio
che completa l’armatura al posto del più scomodo tascapane.
Lei è una creatura
ibrida, per metà scienziata e per metà scrittrice, e lavora in due campi
tipicamente maschili. Ha mai subito discriminazioni?
Solo una volta ad un convegno un collega mi ha detto: “Quando ti spogli, così
tiriamo su l’atmosfera?”. Ma l’ho archiviato come commento inopportuno.
L’intervista integrale è stata pubblicata sul webmagazine del settimanale femminile “Io donna”, l’8 novembre 2018