L’arrivo alla Croisette ha il sapore dello smistamento di Hogwarts. I giornalisti sono diligentemente in fila indiana prima d’andare incontro al proprio destino. Quale sarà il colore del badge al Festival di Cannes 2019?
Qui funziona un po’ come per le caste e se sei in fondo alla piramide sociale temi sempre che qualcuno ti metta in mano una ramazza e ti declassi ad operatore ecologico delle scale del Palazzo del Cinema.
Ecco perché quando il sogghignante addetto ai pass stampa pronuncia il tuo nome – con la stessa accuratezza dei baristi di Starbucks – è un po’ come essere chiamato alla cattedra dalla prof di chimica del liceo. Il giorno dopo il primo San Valentino – brufoloso e sudato – della tua adolescenza. Non servono spoiler…
Mentre stampano quel cartellino variopinto ti ritrovi a ripetere “rosa, rosa, rosa”, con la stessa ingenua convinzione di Harry Potter che chiede al Cappello Parlante di non essere smistato tra i Serpeverde.
Desolè, è “blu”: vale a dire tre ore di coda sotto l’acquazzone o al sole sperando di entrare in sala a vedere un film o un incontro. Non puoi mangiare né tantomeno bere, rischiando di lasciare la fila per bisogni urgenti, ma ti ritrovi a pregare tutti gli dei festivalieri implorando la loro pietà. Madido di sudore o fradicio di pioggia, sai che dovrai resistere.
Per fortuna ci sono quei pennuti incavolati di Angry Birds 2 a ravvivare l’umore: sculettano e saltellano su e giù dal molo dell’Hotel Carlton anticipando l’atmosfera irriverente del prossimo film, in uscita a settembre.
L’incontro ravvicinato con i creatori di questi dispettosi volatili richiede un protocollo degno della CIA, con una sequenza di operazioni da compiere prima di accedere alla spiaggia. Seguono telefonate a ripetizioni con cambio di orario e allarmate richieste di precipitarsi sul pontile… salvo poi ritrovarsi sotto l’ombrellone per due ore aspettando le interviste. Nessuno dei presenti ha un costume o uno straccio di pareo: le previsioni sulla Croisette davano tempesta e tutti sono vestiti come se dovessero scalare l’Everest. Compresa la collega russa dalla chioma variopinta: persino il meteo si beffa dei presenti.
Ogni dieci minuti una sollecita addetta ripete l’appello dei presenti, chiamando il gruppo della stampa italiana “la mia familia”, salvo poi far sparire ogni traccia d’acqua dai tavoli e sbaraccare gli allestimenti pezzo per pezzo. È la classica situazione in cui un omone della security ti trascina fuori di peso.
Non succede.
Passa il tempo e i colleghi rimpiangono di non essere restati a Roma ad incontrare George Clooney alla presentazione del nuovo telefilm.
C’est la vie.
Non ci resta che confidare negli zombie di Jim Jarmusch, che in queste ore apre ufficialmente l’edizione 2019 con I morti non muoiono.
In pratica un’azzeccata metafora delle file al festival.