I giornalisti sono una categoria di impavidi, creature che dello sprezzo del pericolo hanno fatto una professione, piegando a sè persino la consecutio temporum.
Gente che, per capirci, con il potere della mente blocca la menopausa e sarebbe di nuovo pronta a riprodursi nel momento in cui passano Brad Pitt e Leonardo DiCaprio, single (almeno il primo) e ben stagionati.
Gente che gira scalza per le sale del palazzo del cinema di Cannes (“Tanto c’è la moquette”), perché tanto in questi dieci giorni si condivide tutto, dai germi ai ceppi di virus esotici, insomma si fa squadra.
Forgiati dalla pioggia o dal sole delle ore di fila insieme, non si teme più nulla. Neppure di raccontare ad un intervistato (è successo ieri con il regista Abel Ferrara) la propria dipendenza dall’alcool con conseguente disintossicazione in corso.
Sarà per questo che il sindaco invita ogni anno la stampa – e la giuria – ad un pranzo con vista dall’alto sulla città, all’aperto, in stile Pasquetta con le cerate sui tavoli e le sedie pieghevoli.
Ci vuole umili e si vede, però niente file, basta ritirare un biglietto.
Troppo bello per essere vero, l’appuntamento rappresenta l’invidia di tutti i salutisti (e gli ospedali della zona): qui ci tengono al benessere degli ospiti e il menù resta lo stesso per tutte le edizioni, anche per non destabilizzare i presenti.
Qualsiasi verdura, dalle carotine alle patate, viene lessa e il pesce è rigorosamente bollito.
Visto che i giornalisti in pensione affollano ancora le sale con gli stessi privilegi aristocratici di quando ancora scrivevano nelle redazioni dei quotidiani (forse ancora con penna e calamaio), il festival non vorrebbe mai metterne a repentaglio l’incolumità fisica con piatti sofisticati e gourmet.
Nel 2018 una lettera aperta del direttore sottolineava quanto la presenza della vecchia guardia fosse un ringraziamento del servizio reso.
Inviato per un giorno, inviato tutta la vita.
Come per i soldati.
In pratica chi è stato mandato a Cannes durante la Guerra Fredda resterá in servizio attivo fino a che morte non lo separi… dal badge. Il Sacro Graal per accedere in sala con prioritá non è biodegradabile e probabilmente verrá rinvenuto nei sarcofagi tra mille anni, durante gli scavi archeologici di qualche colonia aliena.