Giada Fariseo ha grinta da vendere. Lei non sogna, progetta e trasforma i desideri in realtà. Da oltre dieci anni si occupa dell’organizzazione eventi – attualmente lavora in un’agenzia di Milano – un mestiere che, parole sue, le riempie “davvero la vita anzi genera dipendenza”. Ha 38 anni, un marito e “due bimbi pelosi, un pinsher di nome Tella (la Trovatella) e un Golden retriever di nome Django (che di fatto è tutto fuorché un cane coraggio)”. Tra le esperienze passate, vanta anche una collaborazione con il Telefilm Festival, evento pionieristico nell’ambito degli eventi culturali legati alla serialità in Italia. E ora si lancia in un nuovo progetto, il debutto editore con il romanzo Non ti perdere.
Quando è nato l’amore
per la scrittura?
Sono sempre stata appassionata di scrittura in realtà, fin da piccola ho
sempre scritto poesie, racconti, diar i e cartoline! Quando non c’erano i social
media ci si teneva in contatto con delle fitte corrispondenze epistolari tra un’estate
e l’altra: era bellissimo aspettare gli aggiornamenti da parte delle amiche
dell’epoca. Devo averle ancora da qualche parte in cantina, tutte quelle
lettere!
Qual è il primo
ricordo di lei con una penna o una matita in mano?
Mi ricordo il primo tema fatto alle elementari, forse in seconda. La
maestra ci chiese cosa volessimo fare da grandi e io avevo riempito un paio di
pagine del mio quaderno a righe sostenendo che sarei diventata una giornalista
d’assalto. Ecco, credo sia iniziato tutto da lì. Poi ci sono stati i diari
segreti, quelli con e senza lucchetto. Devono essere anche quelli in cantina
insieme alle famose lettere.
Non ti perdere è il suo
primo romanzo. Da quanto pensa di mettere nero su bianco questa storia?
In realtà scrivere un libro è sempre stato un mio sogno nel cassetto. L’idea
di Non ti perdere è rimasta latente per una decina d’anni e poi pian piano ha
trovato il suo posto nel mondo. Avevo scritto la mia tesi di laurea sui
relocation centers americani, ero stata a Manzanar, avevo presentato un report
fotografico, ma sapevo che non era finita lì. Poi l’idea giusta è arrivata in
una mattina estiva, circa tre anni fa al mare. Ho iniziato a buttare giù la
storia tutta d’un fiato. Vedevo i personaggi, le loro azioni, i loro dialoghi e
scrivevo in spiaggia, la notte, e poi ho ricopiato tutto su pc. È stato un lavoraccio,
devo ammetterlo, ma il risultato finale mi ha ripagata di tutta la fatica.
Quanto di lei c’è nel
romanzo?
Chi l’ha letto e mi conosce sostiene ci siano molti miei riflessi da adulta
all’interno del romanzo. Determinazione, ironia pungente, passionalità, insomma,
a quanto pare non sono riuscita a resistere alla tentazione di contaminare con
un po’ di “giadismo” l’intero lavoro. Ma non c’è solo questo, in realtà. Se
guardo alla mia infanzia, rivedo la passione per la danza, nonostante fossi
rotondetta e sempre presa di mira dai compagni di scuola poco carini; la testardaggine
di un’adolescente dal carattere ribelle, che arriva a dare lezioni di ballo a
piccole allieve in una palestra in periferia. Ed infine c’è la voglia di
rivalsa di una ragazza di 24 anni, che ha sempre qualcosa da dimostrare, a sé
stessa prima ancora che ad altri. C’è l’incoscienza di chi a quell’età
attraversa l’oceano dopo essersi assicurata il titolo della propria tesi di
laurea, per reperire informazioni su Manzanar, anche se di fatto non sa bene
dove andare, e non si scompone neppure un po’ quando mostrando la cartina al
titolare del negozio di auto a noleggio si sente rispondere “You are fuori
dalla cartina”.
La qualità più spiccata?
C’è la voglia di mettersi in gioco, che non mi ha mai abbandonata anche se
con l’età adulta sono aumentate le paure e le fragilità, c’è la voglia di
lasciare il proprio segno nel mondo… e poi ci sono anche molti difetti sparsi
qua e là, ma lascio al lettore il gusto di individuarli. Vi voglio però dire
anche cosa non c’è nel romanzo, a scanso di equivoci: la mia vita sentimentale.
So che forse non dovrei dirlo, ma le mie relazioni sono state tutte decisamente
molto meno piccanti di quella di Tea.
Ha realmente visitato
i luoghi descritti?
Sono stata a Manzanar nel 2005, per svolgere le ricerche per la mia tesi. È
stato il viaggio della vita. Sono partita con una mia amica dell’epoca. Avevamo
24 anni e l’America la vedevamo solo nelle serie televisive. Insomma, con la scusa di svolgere le ricerche su
un tema di nicchia come i relocation centers americani, abbiamo girato la West
Coast in lungo e in largo a bordo di una Ford Taurus grigia. Hai presente la
macchina di Fox Mulder e Dana Scully? Ecco… ci sentivamo come Thelma e Louise
ed è stato incredibile.
Qualche suo amico si è ritrovato in un determinato personaggio e le ha tirato le orecchie?
Per il momento non ancora… La maggior parte dei personaggi sono un mix delle persone che hanno fatto o fanno parte della mia quotidianità. Solo in alcuni casi ho chiesto il supporto di persone amiche che operano in un determinato settore per rendere realistica la descrizione di un’attività lavorativa, ma non vi voglio svelare quali sono.
Quale romanzo, da
ragazza, l’ha influenzata di più?
Ho sempre letto moltissimo e spaziato a livello di generi. Per motivi di
studio mi sono avvicinata a scrittori come Ernest Hemingway, James Joyce,
Virginia Woolf, Jane Austen, William Shakespeare, Federico Garcìa Lorca.. insomma,
ho passato diverso tempo a barcamenarmi tra un sonetto e l’altroSe però ti devo
citare alcuni titoli che mi sono rimasti impressi nella memoria direi Radici,
La casa degli spiriti, Un indovino mi disse di Terzani, L’ombra del Vento, La
Cattedrale del mare.. senza dimenticare le grandi storie d’amore che hanno
fatto epoca e che hanno influenzato l’immaginario collettivo di milioni di ragazzine
a inizio 2000.. mi riferisco a Tre metri sopra il cielo, ad esempio. Chi di noi
non ha sognato di incontrare uno Step nella sua vita?
E quale hai riletto
più volte?
Romeo & Giulietta di Shakespeare.
Lo conoscevo a memoria!
A quale personaggio
della letteratura avrebbe voluto somigliare e perché?
Ho sempre ammirato Isabelle Allende.
Ricordo che quando lessi La casa degli spiriti ne rimasi affascinata. Credo sia
un’autrice trasversale ed eclettica, in grado di appassionare i propri lettori su
più livelli. E credo che la forza di questa autrice sia proprio nel suo modo di
scrivere autentico e toccante, fatto di passione, sentimenti e ricordi.
E quale invece
avrebbe voluto come miglior amica?
Posso fare due nomi? Rimanendo nel mondo letterario direi Oriana Fallaci. So
che è una figura controversa, ma al di là delle opinioni politiche credo che
fosse una continua fonte di ispirazione e riflessione. Un continuo stimolo di
crescita personale e professionale. Saltando invece nel campo della pittura, mi
sarebbe piaciuto avere come amica Frida Kahlo, un esempio, un modello di
resilienza sempre attuale. Ho letto la sua biografia di recente su consiglio di
un’amica in un periodo particolare della mia vita ed è stata illuminante.
A chi ha dedicato questo romanzo e perchè?
Questo libro è dedicato ai miei genitori, perché senza di loro non sarei quella che sono oggi. Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sostenuta e mi sostengono in tutto quello che ho fatto nella mia vita e questo libro è il mio modo di ricompensarli. Una sorta di “grazie” gridato a pieni polmoni, perché sono dei grandi genitori, davvero.
A quale personaggio
del mondo dello spettacolo, della musica, della politica, dello sport etc
regalerebbe il suo libro perché ci terrebbe che lo leggesse?
Qui la lista sarebbe davvero infinita, però se posso sognare davvero in
grande azzarderei il nome del regista Clint Eastwood, adoro il suo stile,
riguarderei i suoi film milioni di volte. Se dovessi immaginarmi una
trasposizione cinematografica del libro, me lo immaginerei con il suo stile.
E quale invece è il
libro con dedica che conserva in maniera preziosa a casa?
Se ti dicessi che non ho molti libri autografati mi crederesti? Li posso
contare sulle dita di una mano in realtà. Tra questi c’è quello di un amico che
ha scritto un romanzo a sua volta e al quale avevo chiesto consigli appena
terminata la stesura di Non ti perdere. Ci sono particolarmente affezionata.
Per chi non avesse letto il libro ma ci sta facendo un pensierino, ci lascia con una frase che a lei piace particolarmente e che lo racchiude? Ci sono storie che non possono rimanere in un cassetto e chiedono di essere raccontate. Non ti perdere non è solo il viaggio di una giovane donna dall’Italia verso gli Stati Uniti, ma è un qualcosa di più profondo; è la ricerca di una ragazza che vuole riportare a galla la verità di un popolo il cui passato si è indissolubilmente legato al suo presente. È un viaggio introspettivo che porterà Tea a vivere delle emozioni contrastanti e metterà a dura prova le sue certezze più profonde, finché tutti i nodi di quell’invisibile filo rosso del destino non saranno sciolti. Non ti perdere è molto più di un romance: è una sorta di mantra. Quante volte ci si perde nella vita? Ci sono momenti in cui smarrisci la rotta ritrovandoti in un frullatore e l’unica cosa che puoi fare è seguire il tuo istinto. La protagonista del mio romanzo, Tea, ha scelto di essere l’eroina della propria storia. Credo che ognuno di noi dovrebbe esserlo, o quantomeno dovrebbe avere la possibilità di inseguire un’idea, un sogno.