Antonia Grimaldi è un ninja. Si aggira tra migliaia di bambini e ragazzi del Giffoni Film Festival (dal 19 al 27 luglio l’edizione 49, sempre a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno) con passo felpato. Ad un occhio poco allenato passa inosservata, ma non perché sia invisibile. Al contrario: rappresenta uno dei pilastri del festival, eppure preferisce stare lontana dai riflettori e osserva l’andamento delle giornate e trova sempre il modo di migliorarle. Con tatto, delicatezza e quasi in punta di piedi. Come sanno fare i veri leader, scompare per lasciar brillare gli altri e non ama le luci della ribalta. Se potesse, passerebbe tutto il tempo in sala a selezionare i film per i suoi giurati e assicurare, anno dopo anno, le storie più profonde e avvincenti del panorama mondiale. Ecco cos’ha raccontato per questa nuova puntata di Giffoni Insider (lo spazio di Air Quotes dedicato ai protagonisti dietro le quinte del festival) dopo i racconti di Giovanni Brancaccio, Maria Pia Montuori e Gianvincenzo Nastasi.
Sul sito di Giffoni compaiono molti titoli sotto il suo nome (Responsabile Giffoni Scuola – Programmer – Rapporti con Università ed Istituti Scolastici – Movie Days), ci spiega in concreto di cosa si occupa?
Il mio compito principale è quello di selezionare i lungometraggi delle sezioni Elements +3, Elements +6 e Elements +10 e tutti i cortometraggi in concorso al festival. Mi occupo inoltre dei progetti che Giffoni realizza per la scuola e degli accordi con l’Università come le convenzioni che chiudiamo per accogliere i tirocinanti o il supporto che forniamo a studenti che intendono realizzare una tesi sul festival o su argomenti ad esso legati.
Oltre al lavoro a Giffoni lei è anche insegnante. Di quale materia e di quali classi?
Insegno italiano storia e geografia alla scuola secondaria di primo grado, ovvero alle medie.
Il suo è un compito delicatissimo, costruire il palinsesto del festival scegliendo i film più adatti alle diverse età. Qual è il primo requisito che un progetto deve avere per essere adatto a Giffoni?
Essere un film ben fatto. Spesso ci capita di ricevere dei film che vengono ritenuti “perfetti” per noi perché affrontano temi adatti ai ragazzi o che, al momento, rappresentano delle emergenze educative. Ma non è quello che cerchiamo. Non ci basta una storia “edificante”, preferiamo piuttosto opere in cui tutto funziona al meglio: dalla recitazione alla fotografia, dalle scenografie al trucco, dalla musica agli effetti speciali. Buone storie, adatte alla sensibilità e alla curiosità dei nostri ragazzi, e raccontate bene.
Ci faccia un esempio della sua giornata tipo.
Sveglia. 60 chilometri in auto per raggiungere la scuola. Dalle 3 alle 5 ore di lezione più eventuali riunioni. 60 chilometri per tornare a Giffoni negli uffici della Multimedia Valley. Lavoro per il festival. Spesa, cena, vita in famiglia, Netflix/Youtube/RaiPlayRAdio/libro e nanna.
Quanti film ha guardato quest’anno per selezionarne oltre 100?
Insieme ai miei colleghi abbiamo visto circa 1000 lungometraggi e 3200 cortometraggi.
A quanti festival partecipa per scoprire le storie più interessanti? E quali preferisce?
Rispetto al passato, ahimè, partecipo a meno festival per questioni di tempo e anche perché oggi per noi è molto più facile riuscire ad avere uno screener per la preselezione. I mercati ai quali non si può rinunciare sono quelli di Berlino e di Cannes e per i cortometraggi Clermont-Ferrand. Tra i festival che ho visitato ce ne sono almeno tre che consiglio vivamente: il festival dell’animazione di Annecy, il Cinekid di Amsterdam e il Festival Regard (Festival international du court métrage au Saguenay) di Saguenay, in Canada.
Lei ha due figli che sono stati giurati a Giffoni, si confronta con loro sulle tematiche dei film? Che tipo di suggerimenti e input riceve da loro?
Mio figlio è ipercritico, per un anno non ha partecipato perché non aveva voglia di vedere i film che selezionavo e che quell’anno erano troppo fantasy per i suoi gusti. Adesso ha 14 anni, spesso guarda i film con me e riesce ad essere più distaccato: “Questo non è un genere che amo, ma secondo me va bene per la selezione perché mi sembra fatto bene e il tema è interessante. Quello che abbiamo visto prima, invece, mi sembra troppo stupido”. Mia figlia è meno esigente, l’unica raccomandazione è “non farmi vedere solo film tristi”.
Oggi si parla molto di gender equality,
lei ricopre una delle cariche più alte al festival. Pensa che Giffoni sia stato
precursore nell’uguaglianza di genere?
Al festival siamo in tante e abbiamo sempre lavorato serenamente. All’interno del gruppo di lavoro c’è stata forse una divisione naturale dei compiti e, a ben guardare, sono le ragazze del festival ad occuparsi degli aspetti più pratici, quelli per i quali c’è bisogno di rimanere con i piedi per terra.
Qual è il suo momento preferito durante il festival, quello che si gode fuori dal ruolo istituzionale?
Sicuramente le cene serali durante le quali incontri tutti, soprattutto chi frequenta il festival da molte edizioni e che ogni anno rivedi con piacere.
Nei suoi anni a Giffoni può scegliere per noi tre film che hanno lasciato il segno in lei e nei ragazzi?
Mescolando la mia esperienza da giurato con quella da programmer direi IL VENDITORE DI PALLONCINI (che è stato il primo film che ho visto al festival nel 1975), THE TREE OF KNOWLEDGE (1983), il primo film che mi ha colpita per il realismo, anche crudo, con il quale veniva raccontata l’adolescenza e infine THE SHAMER’S DAUGHTER (2015), un film fantasy selezionato per ELEMENTS +10 che alcuni giurati hanno odiato perché ha fatto loro paura ma che si è piazzato al secondo posto. Lezione? Tra i 10 e i 12 anni i ragazzi sono diversissimi gli uni dagli altri e ci sarà sempre una parte di loro che odierà quello che proponi: accontentare tutti è impossibile, non ti rimane che impegnarti al massimo e sperare di conquistare la maggior parte di loro.
Le è capitato di vedere ritornare giurati dopo tanti anni e raccontarle che ora hanno i figli in giuria?
Se teniamo conto del fatto che negli anni ’70 e ’80 la maggior parte dei ragazzi di Giffoni era in giuria è naturale che ci siano in giro tantissimi figli di giurati. Ma la cosa più divertente è trovare giurati 50enni che sono stati giurati e che adesso si iscrivono a Generator +18. Insomma giurato una volta, giurato per sempre.
Lei è stata una giurata? Qual è il primo ricordo di Giffoni?
Il vento caldo che gonfiava le tende scure del cinema. Le porte di sicurezza rimanevano aperte perché non esisteva l’aria condizionata. E questo ci permetteva anche di uscire quando un film non ci convinceva. Una volta fuori andavamo magari a rinfrescarci i piedi nel canale di irrigazione che passava accanto alla sala e finiva nel fiume. A quel punto eravamo pronti a rientrare per goderci il film successivo.
Qual è secondo lei la punta di diamante di quest’edizione?
Impossibile scegliere, sarebbe come rispondere alla domanda: quale dei tuoi figli ami di più.
Un sogno che vorrebbe realizzare per il suo dipartimento a Giffoni?
Condivido il sogno del direttore: una Multimedia Valley sempre attiva e piena di ragazzi tutto l’anno e un aumento delle attività legate alla formazione in campo cinematografico ma partendo dalle scuole primarie.