Nell’era dei social sono (siamo) spesso tutti in vetrina. Tutti tranne Laura Aimone e il suo team di angeli custodi invisibili che veglia sulle delegazioni dei festival. Il nome “delegazione” può sembrare un po’ incomprensibile per i non addetti ai lavori ma in pratica definisce il gruppo allargato di ospiti che arrivano ad un evento e hanno bisogno di guida, assistenza o anche solo di un “benvenuto”. Per la Mostra del cinema di Venezia – e per vari altri eventi cinematografici sparsi per il mondo – questo ruolo lo ricopre proprio questa professionista che ha fatto dell’invisibilità una carriera. E senza l’aiuto del mantello di Harry Potter.
Il suo mondo ha regole tutte sue, che ha deciso di raccontare in questa nuova puntata della rubrica Venice People (qui le precedenti interviste alla giornalista Paola Casella per la Settimana della Critica; allo chef Tino Venturello, maestro della Terrazza Biennale; al critico Emanuele Rauco, selezionatore del Festival; a Gianrico Esposito, general manager dell’Hotel Danieli e alla event producer Tiziana Rocca, creatrice del Filming Italy Award).
Da 14 anni coordinatrice dell’Ufficio Delegazioni alla Mostra, si occupa assieme ad altre 4 colleghe, “di gestire gli ospiti dei film (registi, attori e il loro entourage) durante i momenti ufficiali del Festival – parole sue – illustrando loro il protocollo legato al tappeto rosso (arrivo, passerella, permanenza in sala, uscita), programmando ogni momento nei minimi dettagli e facendo in modo che tutto si svolga come concordato, nel rispetto delle tempistiche discusse”.
Mansioni simili le ha svolte in altri festival internazionali, tra cui la Berlinale, il Giffoni Experience, il Festival di Cinema di Edimburgo (in Scozia), l’Ajyal Film Festival a Doha (in Qatar) e il Film Festival&Awards Macao (in Cina). In altri casi si occupa, invece, di programmazione. Specializzata in cinema dei paesi di lingua araba del Golfo, è consulente per diversi Festival tra cui il Middle East Now a Firenze e il River Film Festival a Padova.
Quali sono le caratteristiche fondamentali per chi si occupa di cerimoniale e delegazioni?
Direi, in primis, sangue freddo e grande diplomazia, ma sono fondamentali anche l’organizzazione, l’attenzione ai dettagli e la predisposizione a stare in mezzo a persone di qualsiasi grado e cultura.
Durante la Mostra del cinema come sarà la sua giornata tipo?
Iniziamo al mattino con una serie di riunioni di protocollo dove definiamo gli ultimi dettagli con i nostri referenti di delegazione (di solito gli agenti, gli addetti stampa e i rappresentanti della produzione), poi accompagniamo le delegazioni in conferenza stampa. A partire dal primo pomeriggio iniziano i tappeti rossi e le proiezioni ufficiali. Nel mezzo, tantissime email da evadere, telefonate a cui rispondere e scalette da preparare!
Un messaggio che le è particolarmente caro?
A dire il vero un semplice “grazie” è il messaggio più bello che si possa ricevere. Il nostro è un lavoro che volutamente deve rimanere nell’ombra perché, se fatto bene, dev’essere invisibile. E, proprio per questo, un ringraziamento vale ancora di più.
Un episodio buffo capitato con un vip?
In uno dei Festival dove ho lavorato ero riuscita a ritagliarmi un attimo per me per togliermi una macchia inaspettata dai pantaloni. Sicura di non essere vista, avevo infilato la gamba nel lavandino per poter operare meglio. Peccato che in quel momento fosse entrato nell’antibagno Robert Redford e mi avesse colta in flagrante. Quando aveva esclamato: “Beh, questo sì che è un modo comodo per smacchiare!” credevo di essere su Candid camera!
Ricorda una situazione surreale, una richiesta assurda o un imprevisto talmente incredibile da sembrare fiction?
In un altro dei tanti Festival, poco prima di partire per il tappeto rosso, mi è stato riferito che il regista, di cui preferisco non fare il nome, aveva rotto le bretelle che porta sempre in queste occasioni ed essendo superstizioso non sarebbe andato in passerella finché non ne avesse trovato un paio nuovo. Ovviamente i negozi erano tutti chiusi. Ma grazie all’aiuto di un concierge, l’emergenza è poi rientrata giusto in tempo.
Ci parla del festival che ha fondato e della nuova edizione?
Chiamarlo Festival è ancora un po’ prematuro finché non avremo sponsor sufficienti per invitare i registi, ma la volontà di arrivare a quel punto c’è. Si tratta di una rassegna dal nome “Endorfine rosa shocking” dedicata ai film che parlano di donne e sport, presentando storie piene di energia che partono dallo sport per aprire finestre a 360 grandi sul mondo. Da ex pallavolista quale sono, mi è sembrato interessante poter unire due delle mie passioni più grandi. La seconda edizione si è conclusa lo scorso giugno a Treviso e al momento sto già lavorando sulla terza. Nel frattempo, ad ottobre porterò “il meglio di” questa rassegna all’Overtime Festival di Macerata dedicato al racconto e all’etica sportiva.
Cosa riguarda il progetto cinematografico a cui sta lavorando come regista?
Mi ha piacevolmente fagocitata nell’ultimo anno e mezzo a questa parte, una delle avventure più emozionanti della mia carriera. Sempre circondata, ispirata ed istigata da illustri registi, ho deciso di frequentare un corso di sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino e ho scritto – e in seguito diretto – il mio primo cortometraggio intitolato “Il Carnevale della vita”. Prodotto dalla Filmrouge, annovera nel cast Leo Gullotta e Walter Cordopatri (uno degli attori di ZeroZeroZero, di cui due episodi saranno presentati alla Mostra quest’anno). Si tratta di un film dedicato al Carnevale di Ivrea, immortalando la città nella quale sono nata nel massimo del suo splendore e tripudio di colori.
Di cosa parla?
Sono tante le tematiche affrontate, tra cui il viaggio, le scelte di vita,
il coraggio di dare voce fino in fondo alle proprie passioni e di abbandonare
gli ‘’e se’’. L’anteprima mondiale si è svolta il mese scorso al Golden Apricot
Film Festival di Yerevan in Armenia e mi auguro di poter continuare a
raccontare questa storia in tanti altri paesi.
Il suo sogno per il futuro?
Ho una personalità vulcanica e mi piace sempre mettermi alla prova quando lavoro. Di sogni ne ho molti, ma forse uno dei più grandi è di poter collaborare ad un’edizione degli Oscar.