Eva Longoria ha scatenato il panico sul red carpet del Festival di Cannes con un vestito particolarmente difficile da gestire, ma non è certo tipa da lasciarsi scalfire da qualche incidente di percorso. Lo ammette lei stessa il giorno dopo durante il talk Women in motion di Kering, a cui è stata invitata dall’amica Salma Hayek. Non sta zitta un secondo e parla alla velocità della luce perché finalmente, dice, ha trovato la propria voce e non solo a Hollywood. Attrice, nota per Desperate Housewives, ma anche produttrice, regista e attivista, ha preso in mano le chiavi del suo destino quando ha smesso di lasciare che gli altri le dicessero cosa fare o chi essere.
Non le bastava più essere di fronte alla macchina da presa?
Come attrice non hai voce in capitolo su niente, mentre io ho sempre avuto avere il controllo su tutto. La prima occasione me l’ha regalata Glamour dodici anni fa, che mi ha affidato il primo cortometraggio e da lì è cambiato tutto. Ron Howard mi ha preso sotto la sua ala protettrice ed è diventato mio mentore, così ho iniziato a dirigere puntate di vari telefilm e ora faccio il grande salto al cinema.
Quanto è difficile reinventarsi?
Gli uomini sono i guardiani del patriarcato di Hollywood, gestiscono le case di produzioni e decidono tutto. Io non voglio educarli alla parità di genere, ma prendere direttamente il loro posto.
Alle donne sembra un lusso non concesso.
Se il film di una regista va male ha finito la carriera mentre ad un uomo che fallisce mettono in mano un bel franchise. È vero, non ci concedono secondo chance, dobbiamo lavorare il doppio ma gli equilibri stanno cambiando. Se a recensire il film di quella regista è un critico che non coglie la sensibilità femminile e lo stronca difficilmente si riuscirà a rialzare. Servono giornaliste che lo capiscano e siano in grado di cambiare appunto l’equilibrio di presenza nelle varie categorie. Solo se sei ai vertici puoi chiedere e pretendere che sia così. Per fortuna sta già succedendo che alcune registe chiedano la critica di una donna al loro lavoro.
Lo ammetta, dopo la fine di Desperate Housewives, ha svaligiato l’armadio di Gabrielle.
Certo, peccato che quegli abiti ora non mi entrano più. Li conservo comunque tutti e anche quelli di Susan. Ho convinto i produttori a farmeli tenere.
Si è reso conto di aver fatto la storia della tv?
All’inizio no, lavoravo e basta, vivevo in una bolla fatta di ritmi frenetici sul set e non avevo tempo per altro. Un giorno però sono entrata in un hotel e ho visto fuori dall’ingresso tanti fan, mi sono elettrizzata e ho chiesto ad una persona della produzione: “Oddio, chi sta arrivando? Non sarà mica Bono?”. Mi hai risposto: “Tu”. E io, che ancora non capivo: “A parte me, chi sta aspettando tutta questa gente?”. Mi sembrava assurdo che qualcuno sapesse chi sono.
L’intervista completa è stata pubblicata su Glamour.it il 19 maggio 2019