Raccontare le proprie debolezze, la fiducia malriposta o un comportamento ingenuo non fa parte degli argomenti preferiti di una conversazione. Ma a volte è necessario, specialmente se può aiutare ad andare alla radice di un problema o di una situazione e alla fine aiuta a rettificare un’abitudine poco sana. Da questa premessa parte il quarto appuntamento della serie “Tra fiction e realtà” organizzato dalla casa editrice Clown Bianco e moderato da Vania Rivalta. In diretta Facebook il 17 febbraio 2021, ha avuto come tema “Predatori urbani: dai truffatori ai serial killer“. Via Zoom ne ho parlato durante l’incontro con la criminologa Cristina Brondoni, che ha appena pubblicato il romanzo L’appartamento dell’ultimo piano. Qui di seguito il video:
Il topic della conversazione è fuori dalla mia comfort zone e dal tema della body positivity, di cui parlo spesso (anche qui, nel corso del webinar Imperfetta ma sexy), e proprio per questo mi ci sono tuffata a capofitto. Scava, scava… mi sono resa conto che in effetti la percezione del rischio nella quotidianità è totalmente fuorviante rispetto alla realtà. E mi è tornata alla mente l’esperienza piemontese con quello che ho ribattezzato “lo stupratore di quartiere“, un fatto di cronaca che qualche anno ha conquistato le prime pagine dei quotidiani locali e che ho vissuto da vicino (geograficamente parlando… nel video spiego come e perchè).
Durante l’incontro e attraverso esempi puntuali e concreti, sono emersi tante situazioni della quotidianità che spesso sono sottovalutate nella pericolosità potenziale, dalle chiacchierate ad alta voce sui mezzi pubblici che includono dettagli privati alle vetrofanie delle macchine con i nomi dei componenti della famiglia.
Si protegge la borsa con documenti e denaro, ma si lascia andare qualcosa di intangibile e più prezioso, che costituisce il bottino di un predatore urbano.