Sono stata tentata di mandare tutto all’aria. Mi sono detta: “Cosa c’è da festeggiare in piena pandemia?”. In questa foto sorrido e brindo ai due anni, un po’ pasticcioni ma trascorsi con il cuore, dalla nascita del mio blog Air Quotes.
Eppure c’è tanto che questa foto non racconta e non mostra. Non solo i tanti piccoli contrattempi pratici, dal pasticcere di fiducia chiuso per motivi familiari alla notte insonne per i Premi Oscar dopo altre passate ad occhi sbarrati per via del mese di lavori no-stop dei vicini di casa (muniti di trapani e martelli anche nel weekend) e dei giovani del condominio, che hanno deciso di far parkour urbano nel pianerottolo.
Altri, sempre recenti, includono una corsa di notte al pronto soccorso (niente Covid, per fortuna), due settimane di convalescenza e persino il negoziante sotto casa che trova buffo l’acquisto di una borsa dell’acqua calda per lenire i dolori e ancora più buffo il giro in ospedale. In primavera, dice, siamo fuori stagione. Cosa c’entra tutto questo in un post di festeggiamenti?Forse tutto e forse niente, ma dietro quel brindisi e quel dolce, che sui social sembrano sempre stucchevolmente perfetti risiede tutta la pasticciata imperfezione di un periodo tutt’altro che rosa (al contrario dei tulipani dell’immagine).
E, ciliegina sulla torta metaforica, dopo tanti mesi a fare incontri ed eventi online legati alla body positivity mi capita pure di conoscere un ragazzo di quelli a cui, parole sue, “piacciono le ragazze curvy, più facili da abbracciare” ma che poi appena lo vedi ti vuol fare un piano alimentare. “Anche al mio cane – aggiunge – ho tolto i croccantini che adorava, ma poi si è abituato al nuovo regime. E se ce l’ha fatto lui…”.
Quindi, se questa foto è un po’ storta, non ha filtri e non spiana le guanciotte un motivo c’è ed è questo: in questi altri dodici mesi in cui la vita privata e le vicende professionali si sono intrecciate nel racconto del mio sito non ci tengo a mostrare una versione patinata che non esiste. Preferisco quella vera… e non perché sia migliore, ma perché resta la mia e me la tengo stretta. Ve la mostro con il cuore in mano, perché finora mi avete fatto compagnia in questo viaggio rocambolesco (qui il resoconto del primo compleanno) senza mai strapazzarlo e di questa gentilezza sarò infinitamente grata.
In alto i calici, allora, ad un futuro pieno di storie e di virgolette… se lo vorrete, ancora insieme!
Un abbraccio, Ale
Qui tutte le “puntate” dei miei diari precedenti:
E qui le precedenti “puntate” della mia vita in lockdown:
- Coronavirus, una storia di gentilezza (stra)ordinaria
- Coronavirus, il giorno in cui ha smesso di essere un numero ed è diventato il nome di un mio amico (articolo pubblicato da Vanity Vair in italiano e qui tradotto in inglese)
- 1 anno di virgolette: tanti auguri, Air Quotes!
- Coronavirus, quando un terremoto non fa più paura
- Coronavirus, perdere un amico e non potergli dire addio
- Coronavirus, la prima Messa dopo il lockdown
- Coronavirus, il ritorno in posta
- Coronavirus, aggiungo un posto a tavola dopo il lockdown
- Coronavirus, il giorno in cui mi hanno oscurato il sole
- Coronavirus, la pandemia che mi ha rubato il sonno
- Coronavirus, la giostra delle “prime volte”: la colazione al bar, lo shopping e il McDonald’s
- Coronavirus, il primo giretto da IKEA
- Coronavirus, la prima cena al ristorante (con sorpresa)
- Coronavirus, il primo bacio
- Coronavirus e quei piaceri proibiti
- Le interviste (folli) ai tempi del lockdown
- Coronavirus, il mio primo ballo
- Finalmente il vaccino, da volontaria