A 4 anni un bambino ha già iniziato la scuola materna, si è fatti nuovi amici e più o meno ha cercato di capire il suo posto nel mondo. Airquotes ha fatto lo stesso: ha raccontato viaggi ed eventi, ma anche le turbolenze della pandemia. Questo vuol dire che ha fatto incontri insoliti, a volte inaspettati, a tratti sorprendenti, ma ha la sensazione – come ce l’ho io – che manchi qualche pezzo. Che, insomma, a parte qualche buffo dettaglio di realtà (che ho cercato di ritrarre in queste immagini), niente è o sarà più come prima. La maggior parte delle interviste avvengono via Zoom, con zelanti uffici stampa che fanno partire un orologio con un conto alla rovescia gigante per non sforare neppure di un secondo. Poche, pochissime volte, scatta la connessione umana, se non dal vivo. Quindi questa stagione 2022-2023 riflette anche sul blog una sorta di tentativo di adattamento. Lo sanno bene i miei capelli, che aspiravano ad un tocco alla Michelle Visage, in bilico tra il grigio incombente ma naturale e la lucentezza un po’ finta creata ad arte dalla mia parrucchiera-maga. In questi giorni ho poche certezze e tante domande. Quindi riassumo a modo mio questi dodici mesi che alternano la sensazione di essere nella centrifuga della lavatrice a quella di attendere Godot.
Nel frattempo ringrazio i compagni di viaggio, professionali e umani, persone serie che si prendono poco sul serio come spero di essere io.
La gallery è un minestrone di tutto, delle uniche tre ore di non-vacanza dell’anno, alla prima super cena di gala al Festival di Cannes, al selfie con Sirius Black (babbano chi non lo conosce), alla dipartita del flamingo, alla Londra di MinaLima, alla saggezza di Zerocalcare presa in prestito dallo zaino di una collega fino ad un set, quello vero, con sedie e microfoni, ma soprattutto spazio prossemico condiviso.
Per ora è tutto “surreale ma bello”, come dice il personaggio di Hugh Grant in Notting Hill. Quindi, come ogni 26 aprile, tanti auguri a Airquotes!